“I bambini hanno ‘colonizzato’ il parco, ne hanno scoperto e raccontato la bellezza”: il progetto A.C.E. getta un ponte tra cittadini e natura
È uno dei passaggi più significativi e coinvolgenti della terza e ultima parte dell’intervista a Paola Borriello (DEAFAL ONG) e Paolo Gorlini (CASCINET, Soc. Agricola, impresa sociale) pubblicata integralmente sul nostro canale YouTube.
Abbiamo visto come il progetto A.C.E. (Agroecologia ed Economia Circolare per una nuova Milano sud), nelle parole dei suoi protagonisti, ci abbia proposto aspetti apparentemente inediti. Parlando di bellezza ritrovata e offerta alla fruizione dei cittadini, concludiamo la nostra ricognizione “in presa diretta”.
Ascoltiamo Paolo Gorlini: “Sì, questo progetto legato al bando di Fondazione Cariplo risponde alla volontà di favorire delle connessioni tra l’area ambientale e quella sociale.
Una delle modalità con le quali si può interpretare la ricaduta positiva del progetto A.C.E. sulla cittadinanza è sicuramente nella sua capacità di creare dei ponti, delle connessioni.
Delle connessioni innanzitutto proprio tra le persone e i luoghi ambientali, dove la natura ha degli spazi importanti sul territorio”.
Nocetum: “Con quali strumenti?”
PG: “[…] occorre ci sia un’accessibilità fisica di questi posti, servono delle motivazioni per andare in questi posti, serve sapere che esistono e che ci si può andare.
Pensiamo al Bosco di Rogoredo. Un bosco che crea paura solo a immaginarlo per chi non ci è mai stato, perché comunque ha avuto sicuramente delle situazioni di fragilità molto importanti e quello che è stato raccontato si esauriva a queste situazioni di fragilità.
Ma con l’intervento di Italia Nostra CFU, con l’intervento degli apiari didattici, ecco che iniziano, come dei nuovi colonizzatori, i bambini a venire in questo parco e rendersi conto che – oltre tutto quello che c’è stato – c’è tanta bellezza.
I bambini lo ‘scoprono’ e lo portano alle famiglie, e le famiglie, pian piano, iniziano a frequentare il parco. Un altro esempio è sui terreni che sta gestendo CasciNet, che sono quasi dieci ettari, sempre qui in zona.
Dieci anni fa c’erano campi di granturco ad uso animale. Per quanto possano essere belli dei campi di granturco ad uso animale, non c’è una propensione delle persone così forte ad andare, starci, e farci qualcosa. Se invece di questo tipo di coltivazione (che tra l’altro impoverisce il terreno in una maniera inimmaginabile) si va a creare un sistema agroforestale, quindi filari e filari di più di diecimila alberi da frutto e alberi forestali in mezzo ai quali pian piano si immetteranno altre tipologie colturali e se, nel fare questo, si coinvolgono gruppi di volontari, gruppi di associazioni del volontariato aziendale, ecco che quel terreno diventa innanzitutto frequentato da diverse persone”.
Nocetum: “Persone che beneficiano di questa trasformazione quindi…”
PG: “Persone che prendono parte alla costruzione dell’identità di questo posto, un posto agricolo che si trasforma in un volano di coesione sociale. Se poi a questo ci aggiungiamo anche il tema degli inserimenti lavorativi (…) c’è- oltre che l’accessibilità dei cittadini – anche la diversa accessibilità di alcune classi fragili nel fare formazione specifica, nell’essere supportati, nel realizzare esperienze di lavoro in contesti abbastanza protetti. Ecco, allora, che il ponte tra sociale e ambientale si realizza da un’idea”.